marcoDevo confessare tutto il mio rammarico per l’impedimento che mi ha privato della possibilità di essere presente al Consiglio comunale del 26.11.2009 e di poter, quindi, aggiungere il mio voto a quello di chi si è espresso contro l’avventato e imprudente rinnovo dell’adesione del Comune di Aquino all’Unione Cinquecittà e contro la pasticciata manovra di Assestamento di bilancio. D’altra parte, con gli amici del Coordinamento dell’opposizione, e in particolare con Libero Mazzaroppi e Carlo Risi, ho condiviso preventivamente l’intera linea dei loro interventi sui temi in discussione. Mi spiace solo di non aver potuto dare ulteriore forza alle loro documentate e ragionevoli argomentazioni. Ma, ormai, criticare la maggioranza di Grincia è come sparare sulla Croce rossa e, francamente, a questo punto, io mi aspetterei non da lui, ma dai suoi consiglieri l’assunzione di un atto di responsabilità, sospendendo la pratica di una difesa oltranzista condotta con il solo obiettivo di far restare in sella un fantino ostinato ad esercitare un ruolo che non è più in grado di svolgere.

Per pervenire ad un giudizio di condanna senza appello e ad una presa d’atto di una gestione politico-amministrativa fallimentare, è sufficiente rammentare: 1) la lunga sequenza di atti contabili irregolari e inattendibili, dovutamente sanzionati e sottoposti a giudizio critico negativo dal Revisore dei conti, dal Responsabile del servizio finanziario, dalla Corte dei conti; 2) la costante inosservanza di norme che tutelano le prerogative dei consiglieri, segnatamente di quelli di minoranza che, nell’insieme, rappresentano il 70% del corpo elettorale; 3) il ricorso a deliberazioni formalmente illegittime e sconclusionate nel merito; 4) la cronica ignavia che caratterizza la gestione amministrativa e che penalizza l’intera cittadinanza; 5) la tendenza a generare e ad alimentare un clima irrespirabile e astioso non solo nei confronti degli oppositori, che svolgono con competenza e responsabilità il loro compito istituzionale, ma anche nei confronti di quasi tutti i dipendenti dell’Amministrazione comunale. Aquino è una città che ha bisogno di ripartire da zero, mettendo da parte personalismi e antagonismi, per riprendere con il concorso di tutti il cammino dello sviluppo economico, civile e culturale da cui, per troppo tempo, è stata tenuta fuori, chiusa in se stessa, ad immagine e somiglianza di un Sindaco autoreferenziale, privo di spirito di iniziativa, tendenzialmente incapace di dialogo e di aperture all’altrui collaborazione, che, evidentemente, egli ritiene una diminutio della sua autorità e che la dice lunga sul modo d’intendere l’espletamento della sua carica.

Procedere in questo modo non è più possibile; se ne prenda atto nel supremo interesse dei cittadini e si rimetta alla loro volontà il destino amministrativo del paese: ammettere di essere stati inadeguati al compito e di aver politicamente fallito sarebbe un segno di onestà intellettuale che potrebbe riscattare, con un gesto di responsabilità, la colpa grave acquisita in tanti anni di (mal)governo della città. Il lungo periodo della gestione Grincia sarà ricordato, nella storia aquinate, come una fase di regressione economica, di depauperamento culturale e di involuzione demografica; noi desidereremmo che esso si possa concludere con un gesto nobile e dignitoso, come premessa di un riscatto che chiamerà ciascuno a dare il suo contributo nel comune interesse della comunità.

MARCO IADECOLA

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