Tre anni e sembra ieri. Luigino Di Murro ci lasciò nel 2014, in una mattinata assolata di inizio agosto. Si congedò proprio a pochi giorni dal suo 94esimo compleanno (era nato il 29 luglio del 1920) nella sua abitazione storica, a pochi metri da piazza San Tommaso. Un posto del quale è stato abitante a oltranza, fino a quando la salute non lo ha costretto, suo malgrado, al letto di casa. Quante chiacchierate su quella panchina nei pressi dell’edicola dove, tra un aneddoto e l’altro scandito dalla sua inconfondibile risata, passavamo piacevoli momenti mattutini. Luigino era sempre prodigo di consigli e attenzioni nei miei confronti. Mi chiedeva sempre di mio padre, della mia famiglia cui lo legavano sentimenti di genuino affetto. L’eloquio sempre ricercato, mai banale, rispettoso di sintassi e grammatica, retaggio dei suoi studi magistrali di cui menava vanto. Citazioni latine, declamazioni di versi danteschi e leopardiani erano di casa nel suo composito vocabolario.
Una cultura che sfoggiava senza smancerie, forgiatasi sui banchi dell’istituto magistrale prima della Seconda guerra mondiale, della quale è stato testimone. Era figlio d’altri tempi Luigino, quando la scuola era istituzione vera e si fondava sul merito. Ma metteva sempre a suo agio l’interlocutore, la differenza di età non si notava. Uomo dai molteplici interessi, parlava con disinvoltura di politica, arte e letteratura. Si illuminava quando gli nominavo la musica di cui era un grandissimo conoscitore: famosa la sua collezione di dischi e cd che conservava a casa come fossero reliquie. Poi la passione per le penne stilografiche e per la fotografia, suo grande amore giovanile: è stato lui a immortalare l’Aquino dell’immediato dopoguerra.
Mi sono spesso imbattuto in lui in piazza, nemmeno ci dessimo appuntamento. Non lo vedevo da tempo, da quando era salito alla ribalta nazionale ospite dei “Fatti Vostri”, la nota trasmissione Rai condotta da Giancarlo Magalli. Vi era approdato perchè, a novant’anni suonati, complice la perdita dell’amata moglie Maria, aveva conosciuto il mondo del computer. Facebook lo aveva eletto il nonno di tutti e lui, su quella piazza virtuale, si trovava benissimo. La sua contagiosa simpatia aveva conquistato un po’ tutti, era diventato un piccolo personaggio che non faceva mistero di prediligere il gentil sesso: su tutte, nemmeno a dirlo, Belen Rodriguez. Poi il lento e inesorabile declino consumatosi nella sua abitazione, circondato dalle amorevoli cure di parenti e conoscenti. Ciao caro Luigino, farò sempre tesoro dei tuoi preziosi insegnamenti.
Libero Marino