Non capisco,alla prima lettura, non capisco veramente mi sono detta, leggendo l’articolo del vice sindaco Giannitelli.
Perplessa,alla seconda lettura,veramente perplessa sono rimasta.
Ma qualche risposta pur devo,mi sono detta.
E,allora,mi è sovvenuta l’idea di estrapolare dall’articolo in questione alcune parole chiave,forse non tutte,come la cooperativa che avrebbe già vinto il bando,che dietro mia esplicita richiesta il 19/07 il tecnico comunale non aveva ancora espletato,che io sarei capitata lì per caso e la signora Di Gennaro paladino o paladina dei lavoratori,come dir si voglia.
Ho preso tutte queste parole e le ho messe in un cappello a cilindro,di mio nonno,preciso,e non quello che ha partorito la magia dell’incarico al dottor Sergio Staci di 150 000 euro,circa 300 milioni delle vecchie lire,solo con il compito di firmare,per ora,sedici lettere di licenziamento,oscurando la manovra del Ministro Tremonti che prevede il turnover di uno a dieci,in luogo di uno a sedici,come proposto dall’unione Cinquecittà.
E,allora,bendata come la materia divinatoria vuole,ho estratto la prima parola che è stata la cooperativa.
Mi sono detta che tale parola chiave possa rappresentare per il vicesindaco un lapsus freudiano,o una profezia in cui talmente si crede che,poi,si autoavvera,o in qualche sua facoltà divinatoria,oppure che modestamente e semplicemente sa.
La cooperativa chiuderebbe il circolo magico degli operatori della nettezza urbana, perché da precarizzati sono stati stabilizzati e successivamente transitati di nuovo nella precarietà.
Una domanda,vorrei fare al vicesindaco ed è quella che se è pur vero che nella situazione ante cooperativa,tutto si teneva nel pareggio tra le entrate e le uscite,ora nel post,un pur legittimo guadagno dovrà essere corrisposto,quindi più tasse o meno ore di lavoro.
Ora,non mi si risponda che tale guadagno sarebbe il corrispettivo di 30 000 euro annui riconosciuti al dottor Sergio Staci per aver sottoscritto unicamente le lettere di licenziamento e che comunque dobbiamo continuare a pagare per tutti e cinque anni.
La seconda parola estratta è che l’opposizione abbia usato la locuzione che io sarei capitata lì per caso.
È vero c’è stata una chiamata telefonica.
Ma tale locuzione l’ho intesa nel senso che io ero all’oscuro degli argomenti che si sarebbero dovuti trattare nella famigerata riunione,tanto che ho pensato che la mia presenza doveva essere solo giustificativa e legittimante.
In questa riunione, ho preso conoscenza che erano in viaggio sedici lettere di licenziamento,e nella stessa il vicesindaco ha usato verso gli operatori prima il bastone e poi la carota della riassunzione in una fantomatica cooperativa,e che comunque nonostante la precarizzazione del lavoro avrebbero portato qualcosa a caso a fine mese.
Il bastone e la carota è l’immagine classica che noi ci siamo fatti dei padroni del vapore, e come sempre si nasce rivoluzionari e si muore reazionari,si nasce comunisti e si muore democristiani e che il cuore rimane sempre a sinistra,a meno di una dislocatio cordis,ma la poltrona è a destra quando ce la danno ,se non nel portafoglio.
L’ultima parola estratta è la signora Di Gennaro paladino o paladina degli operai.
Faccio osservare che anche in questa fantomatica riunione ho difeso gli operatori e il loro contratto,ma la locuzione signora,senza il rispetto del mio incarico istituzionale sembrerebbe che il vice sindaco si sia arrogato il diritto di esautorarmi dalla mia delega,come purtroppo ha dimostrato nella stessa riunione.
Un appello,un urgente appello faccio al vice sindaco che mi aiuti a far partire la raccolta differenziata che era nel programma tanto sbandierato nella campagna elettorale e successivamente e che pensavo possibile realizzare quando la Presidenza di Cinquecittà è andato al consigliere di Aquino,Antonietta Evangelista,perché mai tale filiera istituzionale potrebbe ricapitare.
Antonella Di Gennaro