Premetto che non sono un tecnico del settore, pertanto parlo esclusivamente a titolo personale. Secondo me il problema relativo alla scelta della tipologia di raccolta dei rifiuti solidi urbani (RSU) è molto più complesso rispetto a quanto evidenziato nell’articolo del Sig. Sindaco Antonino Grincia.

L’aspetto economico è solo uno dei fattori che compongono il complesso sistema della raccolta dei RSU. Altri elementi da analizzare sono:

  • i vincoli dettati dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale;
  • l’impatto ambientale causato dalle politiche adottate dai vari enti;
  • i diversi livelli occupazionali generati;
  • le problematiche legate ai siti di stoccaggio dei rifiuti.

Come si può notare la materia è molto vasta e complessa. Le considerazioni che seguono, seppur non sintetiche, servono esclusivamente a dare un quadro d’insieme, al fine di fornire, alle persone interessate, uno spunto per riflettere. Prima di passare all’analisi economica del fenomeno vorrei soffermarmi brevemente sugli altri aspetti:

  • Le normative comunitaria, nazionale e regionale stabiliscono degli obiettivi minimi di raccolta differenziata da raggiungere nel corso degli anni. A norma del D. Lgs. 152/2006, pertanto, l’attività di recupero è favorita rispetto allo smaltimento, che assume un ruolo residuale. Il combinato disposto dall’art. 205 del D. Lgs. 152/2006 e dall’art. 1, commi 1108 e 1109, della L. 296/2006 stabilisce che in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
      – almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006
      – almeno il 40% entro il 31 dicembre 2007
      – almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008
      – almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009
      – almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011
      – almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012
    mentre per gli anni successivi la percentuale minima di raccolta differenziata da assicurare sarà stabilita con decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, in vista di una progressiva riduzione della quantità di rifiuti inviati in discarica e nella prospettiva di rendere concretamente realizzabile l’obiettivo “Rifiuti zero”.
    Nel caso in cui non siano conseguiti i predetti obiettivi minimi, è applicata un’addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica.
    Come si può notare siamo molto indietro rispetto agli obiettivi fissati dalla normativa.
  • Ancor prima delle ragioni economiche, è l’impatto ambientale l’aspetto fondamentale sul quale basare la scelta del sistema di raccolta dei RSU. Basti pensare che con la raccolta tradizionale la maggior parte dei rifiuti finisce nelle discariche o negli inceneritori, mentre con la raccolta differenziata il quantitativo si riduce notevolmente.
  • Il trattato di Kyoto, al quale ha aderito anche l’Italia, prevede l’obbligo di operare una riduzione del 6,5% delle emissioni di elementi inquinanti entro il 2012. Sul sito dell’ENEA (http://www.acs.enea.it/documentazione/editoria/10.pdf) è stato pubblicato un documento nel quale viene affermato che “la raccolta differenziata finalizzata alla valorizzazione dei materiali presenti nei RSU” fornisce un “contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra […] molto rilevante, a seguito del risparmio energetico conseguente al minor sfruttamento di materie prime e ai ridotti consumi energetici connessi con la produzione di beni. […] Ipotizzando che la raccolta differenziata raggiunga una quota del 50% per ciascun materiale, e che il materiale raccolto sia effettivamente riciclato a parte gli scarti, la riduzione delle emissioni che è possibile conseguire risulta essere notevole e ammonta ad oltre 10 milioni di tonnellate anno di CO2eq”.
  • Anche l’impatto sui livelli occupazionali è favorevole alla raccolta differenziata. Appare infatti evidente che nella raccolta differenziata sia necessaria maggiore manodopera, fattore che incide sul maggior costo iniziale. Il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI), consorzio privato senza fini di lucro costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi, nel rendiconto decennale della propria attività (http://www.aluplanet.com/documenti/InfoAlluminio/bilancio_conai.pdf) evidenzia che “allo sviluppo del settore del riciclo è corrisposto un incremento occupazionale. Sia studi di settore che la stessa Commissione europea confermano il saldo positivo dei livelli occupazionali derivanti dalla gestione dei rifiuti e dalla loro valorizzazione. Infatti, il trattamento di 1 milione di tonnellate di rifiuti comporta un impiego di manodopera pari a 25.000 unità nel settore del riciclo e 4.000 nel settore del recupero energetico, a fronte di 1.000 addetti impiegati per l’avvio a discarica degli stessi quantitativi”. Naturalmente tali dati si riferiscono all’intero territorio nazionale. Sarebbe interessante valutare tale aspetto anche per la nostra comunità, tuttavia non si dispone di informazioni ufficiali relative ai comuni che hanno aderito all’Unione Cinquecittà.
  • Considerato che ultimamente, per vari motivi, l’attuale servizio di raccolta dei RSU non appare particolarmente efficiente, l’emergenza rifiuti vissuta a Napoli ed in Sicilia dovrebbe far riflettere, al fine di prevenire dette situazioni e non correre ai ripari quando ormai sarà troppo tardi. Le discariche hanno una capacità limitata, terminata la quale è necessario trovare un nuovo sito in cui aprire una nuova discarica, che nessuno vorrebbe vicino la propria abitazione.

Passando al lato economico, con particolare riferimento ai dati indicati nell’articolo del sig. sindaco, appare evidente che l’esame della problematica, su cui si fonda la scelta dell’amministrazione comunale, sia poco analitica rischiando di essere fuorviante.

Una prima integrazione dei dati, tramite il numero di abitanti residenti nei tre comuni citati (fonte ISTAT riferita al 01/01/2010), potrebbe far comprendere meglio la dimensione economico-demografica del fenomeno:

    ROCCASECCA
      Abitanti al 01/01/2010 = 7.576
      Costo raccolta differenziata = 881.000 €
      Quota di costo per singolo abitante = 116,29 €

    PIEDIMONTE SAN GERMANO
      Abitanti al 01/01/2010 = 5.968
      Costo raccolta differenziata = 725.000 €
      Quota di costo per singolo abitante = 121,48 €

Rapportando queste cifre agli abitanti di Aquino, che alla data del 01/01/2010 erano 5.359, il costo della raccolta differenziata per il nostro paese dovrebbe variare tra i 623.000 e i 651.000 euro, quindi meno dei 700.000 ipotizzati.

Si deve inoltre considerare che se dal punto di vista demografico il nostro comune si avvicina di più a quello di Piedimonte, sotto l’aspetto della quantità di produzione dei rifiuti pro capite è molto più vicino al comune di Roccasecca. Nel piano di gestione dei rifiuti della Regione Lazio, infatti, è possibile verificare che Aquino e Roccasecca hanno una produzione annua di rifiuti solidi urbani inferiore a 400 kg per abitante, mentre per Piedimonte il dato si attesta tra i 510 e i 600 kg per abitante.

Sulla base dei dati indicati nell’articolo non è possibile analizzare la convenienza di un sistema rispetto all’altro, in quanto mentre per i comuni in cui è partita la raccolta differenziata è stato indicato il costo del servizio, per il nostro è stato riportato il valore degli incassi dovuti alla tariffa sui rifiuti: “quasi 540.000 euro, che con i recenti accertamenti di tipo catastale, dovrebbe salire a circa 580.000 euro l’anno”.

Tenuto conto che l’art. 11 del D.P.R. 158/1999 stabilisce l’obbligo per gli enti locali di raggiungere la piena copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani, il dato non univoco sulle entrate derivanti dalla tariffa sui rifiuti fa emergere due ipotesi:

  • nella prima i 540.000 euro non sono sufficienti a coprire il costo del servizio, pertanto il comune deve attingere a risorse destinate ad altri scopi;
  • nella seconda l’importo di 580.000 euro eccede il costo del servizio, pertanto il comune avrebbe delle entrate non giustificare da disposizioni di legge, le quali dovrebbero essere restituite ai contribuenti o accantonati per gli anni successivi, in quanto il citato art. 11 prevede la copertura dei costi e non un guadagno sul servizio.

Le cifre sopra indicate, inoltre, non prendono in considerazione la gestione delle “campane” per la raccolta differenziata attualmente svolta dalla Servizi Cinquecittà per conto dell’Unione Cinquecittà, per la quale ritengo sia pagato un corrispettivo a fronte del servizio reso.

Si deve considerare, inoltre, che i dati forniti nell’articolo, probabilmente si riferiscono solo ai costi necessari per realizzare la raccolta differenziata (raccolta e smaltimento) senza tenere conto dei ricavi derivanti dalla cessione delle componenti riciclabili, che a priori non è possibile determinare in quanto dipendono dalla quantità e qualità del materiale raccolto: se un lotto di cartone contiene anche altri materiali non può essere riciclato, pertanto sarà concentrato in discarica con addebito delle spese all’ente, tramutando così un possibile ricavo in un costo.

L’analisi effettuata dall’ARPA dell’Emilia Romagna, sulla composizione percentuale della raccolta differenziata relativa al 2009, limitatamente alla provincia di Piacenza, (http://www.arpa.emr.it/piacenza/opr/urbani/racdiff.htm) evidenzia che la percentuale di rifiuti che possono essere riciclati e notevolmente alta: Carta e cartone 30,5%; Rifiuti vegetali 20,5%; Organico 11,5%; Vetro 11,3%; Legno 10,1%; Plastica 5,9%; Rifiuti inerti 3,1%; Metallo 2,6%; Pneumatici 1,4%; RAEE 1,4%; Alluminio 0,4%; Batterie 0,3%; Altro 1%.

Attuando il solo riciclo delle componenti carta e cartone, rifiuti vegetali, organico, vetro plastica ed alluminio, che rappresentano oltre l’80% dei RSU, potremmo raggiungere agevolmente le soglie previste dalla vigente normativa. Sembra impossibile, ma ci sono realtà, molto più grandi della nostra che ci sono già riuscite, tra le quali: San Francisco (USA), 800.000 abitanti, quasi il 70% di raccolta differenziata e obiettivo 100% entro il 2020, Novara, 100.000 abitanti al 70% e Consorzio Priula (Treviso) 220.000 abitanti al 75% di raccolta differenziata (http://educambiente.iport.it/icatalog/881/b-consigli-ecologici.html). Anche la città di New York, con più di 8.000.000 di abitanti, ha cambiato politica di raccolta dei RSU, passando dalla termovalorizzazzione alla raccolta differenziata, perseguendo la strategia “Rifiuti Zero” (http://www.listacivicagreve.it/2010/02/rifiuti-perche-i-cittadini-si-oppongono-agli-inceneritori/).

I dati riportati nel citato articolo del Sig. Sindaco, inoltre non tengono conto delle politiche incentivanti di provincia e regione volte al potenziamento della raccolta differenziata. Nel mese di dicembre 2010, infatti la Provincia di Frosinone ha stanziato 4.031.843,32 euro per il potenziamento dei sistemi di raccolta differenziata relativo al biennio 2009/2010 (Bando per la concessione di finanziamenti per l’incentivazione della RD nei comuni della provincia di Frosinone – anni 2009/2010). Tali fondi sono parte dei finanziamenti previsti dalla Regione Lazio, la quale con la delibera della giunta regionale (DGR) n. 291, del 30 aprile 2009, ha stanziato ulteriori 35.500.000 euro all’anno, che si aggiungono ai 28.000.000 di euro delle risorse FAS 2007 – 2013 destinate, anch’esse, al potenziamento della raccolta differenziata. Nella citata delibera viene ricordato che le risorse FAS 2007 – 2013 possono essere utilizzate per la realizzazione dell’impiantistica per la valorizzazione della raccolta differenziata e per la riduzione del flusso dei rifiuti in discarica, ivi inclusi gli impianti di compostaggio.
Naturalmente il comune di Aquino non può accedere a tali fondi perche non effettua la raccolta differenziata.

L’analisi fin qui condotta prende in considerazione i valori aggregati indicati nel più volte menzionato articolo. Tuttavia, una corretta analisi comparativa sulle diverse forme di raccolta dei RSU dovrebbe essere incentrata sulle singole componenti del fenomeno: costo del personale (addetti alla raccolta e amministrativi); costo dei beni utilizzati per la raccolta (costo storico del bene, manutenzione ordinaria, consumo carburante); oneri relativi al conferimento in discarica; contributi riconosciti per il conferimento di materiale riciclabile.

La sola elencazione delle quatto voci evidenzia una prima differenza tra i due sistemi di raccolta: la raccolta tradizionale prevede esclusivamente costi che devono essere fronteggiati mediante contribuzione dei cittadini, mentre la raccolta differenziata prevede degli introiti che mitigano il costo iniziale più alto dovuto al maggior impiego di personale e mezzi per la raccolta.

L’analisi sulle singole componenti di spesa evidenzia, invece che le prime due voci (personale e beni) possono essere considerate come costi fissi, in quanto legati alla struttura organizzativa di raccolta, pertanto poco suscettibili di variazioni, mentre i costi di conferimento variano in base alla quantità e qualità dei rifiuti concentrati in discarica. In entrambi i casi una politica di riduzione della quantità dei rifiuti prodotti consentirebbe un vantaggio economico.

La semplice raccolta differenziata, ormai è un concetto superato. Gli enti più virtuosi, per esempio, hanno adottato la politica “Rifiuti Zero” con la quale si pongono l’obiettivo di minimizzare la parte di rifiuti conferiti in dicarica entro il 2020, portandola ad una percentuale tendente allo zero. Il comune di Vedelago (TV) ha raggiunto un tasso di recupero del 93% (solo il 7% è materiale secco non riciclabile). Nel quadriennio 2007 – 2010 ha aumentato di oltre il 30% il tasso di recupero, portando la raccolta differenziata dal 60% al 93% (http://buccinasco.cittaideale.cerca.com/893/raccolta-differenziata-bilancio-dei-costi-e%E2%80%A6ricavi-abbiamo-di-che-imparare/).

Ciò si può ottenere attuando varie iniziative tra le quali la teoria delle quattro “R”:

  • Riduzione;
  • Riciclaggio;
  • Riutilizzo;
  • Recupero.

L’avvio della raccolta differenziata che da noi sembra un’utopia, per moltissimi enti è già una realtà e ormai appartiene al passato. Come già detto, oggi si tende all’attuazione di altre politiche tra le quali: la strategia “Rifiuti Zero”, l’incentivazione del compostaggio domestico, la riduzione degli imballaggi mediante collaborazione con i produttori (per esempio mediante contenitori biodegradabili) e il coinvolgimento dei consumatori (ad esempio l’acquisto di prodotti alla spina).

Il comune di Aquino non può perdere l’occasione di avviare la raccolta differenziata dei RSU. Il compito dei nostri amministratori è quello di guardare ai modelli migliori per minimizzare i costi e massimizzare i ricavi. La raccolta differenziata non è semplice, non è bella, non è simpatica, ma è necessaria per il nostro presente e per i futuro dei nostri figli.
Gli aquinati che oggi vogliono differenziare i propri rifiuti devono far fronte ad un servizio inadeguato:

  • il numero esiguo delle campane non appare proporzionato alla popolazione;
  • le informazioni su cosa e come differenziare sono scarsissime;
  • la frequenza della raccolta è inadeguata alla quantità di rifiuti prodotti, con conseguente accumulo nelle adiacenze delle campane.

 Per realizzare la raccolta differenziate è necessario il contributo di tutti: istituzioni e cittadini. Le prime devono predisporre il servizio e un’adeguata campagna informativa, che faciliti il compito dei cittadini. Da parte nostra ci vuole impegno e un minimo di organizzazione per differenziare bene i rifiuti prodotti. All’inizio per molti non sarà semplice, né divertente.

Io ci sono già passato e ricordo che i primi tempi avevo sempre a portata di mano l’elenco dei materiali differenziabili per capire in quale contenitore andava il bicchiere di plastica, il vasetto dello yogurt o la scatoletta di alluminio.

Con queste mie riflessioni spero di aver fornito un piccolo contributo per l’apertura di un dibattito costruttivo sulla scelta migliore per il nostro paese.

Daniele Gervasio

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