Alle soglie di un nuovo anno, credo che il compito di un rappresentante istituzionale che regge, insieme ad altri, le file di un’opposizione seria e responsabile, sia anche quello di stimolare la riflessione e la discussione all’interno di una collettività smarrita e alla ricerca di sicuri punti di riferimento.

Il 20 ottobre 2010, Grincia e la sua esigua maggioranza hanno fortemente voluto e deliberato il dissesto finanziario, nonostante le vibrate proteste e le motivate perplessità da noi manifestate. Noi non potevamo accettare che tutto si risolvesse in una semplice discussione di piazza. Infatti, fin da subito, abbiamo compreso che era nostro preciso dovere difendere gli aquinati da nuove tasse e da una ulteriore stagione economica negativa e di sofferenza.

Da tempo, la nostra comunità è costretta a sperimentare gli effetti di una severa recessione. Lo hanno dimostrato le indagini statistiche e sociologiche della Corte dei Conti e i resoconti degli organi di informazione, che abbiamo tempestivamente provveduto a diffondere, e  lo narra, purtroppo, la impietosa cronaca di tutti i giorni. Aquino, a causa del governo Grincia-Giannitelli, è una città malata, priva di una guida amministrativa all’altezza della gravità della situazione, quotidianamente esposta a confronti umilianti con le altre realtà comunali  limitrofe. Di fatto, Aquino si colloca tra gli 82 Comuni peggiori d’Italia, e questo non può far sorridere nessuno.

Nella maggioranza domina e trova terreno fertile un solo pensiero, quello di stare contro di noi, ad ogni costo e con ogni mezzo, attraverso la costante e protratta adozione di un atteggiamento tipico di una cultura antidemocratica ed antilegalitaria. L’unico obiettivo da perseguire ha coinciso e continua a coincidere con l’ambizione di consentire al Sindaco di arrivare alla fine del suo mandato. Questo è il loro unico intento. Ma noi non lo possiamo accettare e dobbiamo far sì che le condizioni possano cambiare. Per questo non molliamo la presa e continuiamo a combattere per difendere i diritti e le legittime aspettative dei cittadini, con la stessa determinazione e con la stessa competenza che hanno contraddistinto la nostra opposizione sin dal primo giorno della presente consiliatura.

Da anni controlliamo il confuso e farraginoso operato di  una giunta che ha tradito le aspettative degli elettori, ha perso delle grandi opportunità, ha rinunciato a finanziamenti, ha cancellato opere e programmi, prediligendo le aspirazioni dei singoli a discapito degli interessi generali.

La nostra puntuale e costante azione di controllo degli atti amministrativi ha messo in crisi la coesione della maggioranza, facendo affiorare ulteriori e più recenti dissidi che vanno ad aggiungersi ai due dolorosi strappi di cui siamo stati testimoni. Infatti mentre noi allargavamo la nostra piattaforma politica e programmatica, ancorandola a un obiettivo comune e largamente condiviso, Grincia doveva fare i conti con i divorzi di De Clemente e Tomassi che lasciavano, e non in silenzio, la maggioranza.

La situazione odierna ci consegna una città che stenta a trovare fiducia nel futuro, che corre il pericolo di una definitiva disgregazione, non riuscendo a trovare la via della rinascita e dell’inversione di rotta. Queste debolezze, questi deficit diventano ancor più evidenti e dannosi di fronte ai processi di cambiamento che avvengono nella società contemporanea dove si affermano nuove soggettività sociali ed economiche.

È chiaro che ritrovare la “diritta via” non è per nulla semplice. Occorre una scossa profonda che scuota l’edificio amministrativo dalle fondamenta e ne imponga la ristrutturazione. Un compito del genere può essere affrontato solo con uno sforzo collettivo, con un recupero della capacità amministrativa, con una rinnovata capacità progettuale e propositiva.

Da Grincia, dopo i tanti disastri, avremmo atteso ed apprezzato un atto di responsabilità: le dimissioni. La sua personale responsabilità è enorme, ma nessun componente dell’attuale maggioranza, credo, può chiamarsi fuori dalle proprie responsabilità di fronte ad una realtà oggettivamente eloquente:  Natale al buio, commercio in crisi, immondizia dappertutto, tasse che arrivano ed altre che arriveranno. Noi non soffiamo sul fuoco e non disperiamo, perché abbiamo la consapevolezza che le cose in futuro, grazie ai cittadini, potranno cambiare. Questa consapevolezza c’è e facciamo e faremo di tutto per far sì che sulle macerie del presente si possa ricostruire l’Aquino desiderata.

Occorre continuare con il nostro spirito positivo, invitando i cittadini a non rassegnarsi e a sostenere  la nostra lotta amministrativa come condizione preliminare affinché la città di San Tommaso possa avere un futuro di speranza. Sappiamo tutti che c’è una larga parte di cittadini che vuole uscire dal tunnel, per ritrovare un percorso di civiltà in cui sviluppo economico, qualità della vita, difesa dell’ambiente e della legalità siano fattori essenziali di una dimensione territoriale libera e dinamica, pienamente consapevole della sua potenzialità e della sua vocazione. Occorre far tesoro dell’appello di Mons. Don Mario Milanese, pronunciato in occasione delle festività natalizie, con cui ha invitato ciascuno di noi a chiedersi se la sua presenza nella società è adeguata alla responsabilità che individualmente e collettivamente ha di contribuire al bene comune.

Sta alle istituzioni democratiche dimostrare di avere in sé la forza di rinnovarsi e di rigenerarsi, di saper proporre, attraverso forme e modi opportuni, progetti da attuare con la massima trasparenza e nel più totale rispetto della legge e delle regole democratiche.

Sono convinto che la nostra politica possa essere all’altezza del compito, fondata com’è su solidi criteri di efficienza e di moralità quali presupposti per un civile confronto sui programmi e sui contenuti dell’azione di governo, contro coloro che vogliono ridurre i luoghi della vita amministrativa a palestra di rissa e di sterili personalismi.

Da parte mia auguro a tutti i cittadini di Aquino e  a tutte le loro famiglie di potere intravedere nel 2011 segni concreti di un nuovo orizzonte, di crescita e di sviluppo.

Libero Mazzaroppi

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