Come tanti avranno notato quasi mai replico alla marea di insulti e di ingiurie che ormai quasi quotidianamente mi vengono rivolti da esponenti di opposizione del Consiglio Comunale e da qualcuno appartenente alla “lista del sindaco” (e solo per questo si ritrova nei banchi del consiglio) che di fronte alle difficoltà non ha trovato di meglio da fare che defilarsi.
Sono insulti e ingiurie sempre più livorosi che tendono di ledere non solo la mia persona e la mia immagine, ma l’Istituzione stessa che rappresento, dato che i loro epiteti denigratori vanno per ogni dove con ogni mezzo.
Io non posso ridurmi a quel livello nel replicare, perché ho sempre tenuto conto della carica istituzionale che ricopro e del fatto che rappresento la mia città e i miei concittadini. Anche loro rivestono una carica istituzionale, ma tant’è “…signori si nasce…” diceva qualcuno.
Voglio replicare però almeno una volta al consigliere Iadecola Marco, mio compagno di scuola per tanti anni, come anche per tanti anni mio estimatore a sentire le tante volte che nel corso del tempo mi ha esternato il suo apprezzamento, specie quando l’amministrazione da me presieduta ha assunto decisioni a lui favorevoli.
Anche quando “ultimamente” ha avuto l’idea di candidarsi a sindaco, non ha mai alzato il tono così tanto come invece sta avvenendo da qualche tempo a questa parte tentando in ogni modo di denigrare il ruolo ventennale del mio governo della città, anche se poi, in separata sede, esprime il suo fastidio per i burattinai che gli stanno sul collo. Non posso io preoccuparmi di questo; siamo da tempo entrambi adulti, vaccinati e maggiorenni, e ciascuno lo è secondo la propria personalità e responsabilità.
Quello che invece posso e devo respingere nella maniera più ferma è che da quel pulpito di cui ho appena accennato, si abbia la pretesa di affermare che la mia sia un ‘eredità “fallimentare” e che la mia carica ventennale derivi quasi da una nomina prefettizia, come nel “ventennio” e non dalla libera volontà dei cittadini di Aquino. Se governo questa Città da tanto tempo, è perché i miei concittadini mi hanno voluto liberamente e democraticamente, come è d’uso in Italia; cittadini di tutte le aree politiche, compresa l’area socialista i cui simpatizzanti in passato, e tanti anche oggi, mi hanno sempre espresso il loro apprezzamento. È vero che non ho raccolto consensi plebiscitari (ma io non sono né populista, né demagogo, né dico di sì a vanvera, e questo si paga), ma in democrazia chi viene eletto sia con maggioranza assoluta, sia con maggioranza più bassa, rappresenta tutti e governa al servizio di tutti. Io credo che gettando discredito sugli anni delle mie amministrazioni, automaticamente getti discredito sui tanti che sono stati compagni di strada, compresi quelli per conto dei quali oggi parla e che gli impongono di giocare a questa specie di “cupio dissolvi” senza senso. I miei quasi venti anni di governo della città sono stati sempre all’insegna della massima trasparenza, dell’onestà personale, dell’impegno continuo e costante e della buona fede verso gli altri, si, quella buona fede che mi ha anche portato a chiudere gli occhi di fronte alla “malafede” di qualcuno all’interno dell’apparato comunale che per anni ha saputo ben “disordinare” numeri e cifre per metterli in ordine solo quando faceva più comodo e che sono all’origine dei problemi attuali.
Questo si che è stato un grosso sbaglio da parte mia, e che tanti miei colleghi Sindaci non commettono perché giustamente non indulgono troppo alla buona fede. Questo è stato un errore che mi riconosco e che sto anche pagando; per il resto mi sono dedicato per venti anni totalmente all’interesse della collettività aquinate, e fino a quando tutto è cambiato (giusto tre anni fa) questo era riconosciuto anche da quelli che oggi hanno scatenato una vera e propria guerra senza esclusione di colpi, di “colpi bassi”, soprattutto ispirati da cattiveria pura.
No, la mia non sarà (quando sarà) un’eredità fallimentare, soprattutto perché ho insegnato alla gente a non avere paura, e poi perché si sa bene tra l’altro che un’eredità fallimentare nessuno la vuole, mentre questa, pare, sia ambita da molti.
Antonino Grincia sindaco di Aquino