Sei anni fa, la mattina del 12 agosto, l’artista aquinate se ne andò in punta di piedi, tradito dal suo cuore. Un’uscita di scena repentina e silenziosa, coerente con il suo stile di vita sempre improntato al basso profilo. Una ferita ancora aperta non solo ad Aquino, ma anche nei paesi vicini dove il Maestro era conosciuto e molto apprezzato. Gino De Cesare era una persona estremamente buona e umile. Lui che, in virtù del suo smisurato talento musicale, avrebbe potuto guardare tutti dall’alto verso il basso, al contrario non saliva mai in cattedra. Trascorreva le sue giornate nella sua casa di via Roma, dove condivideva l’amore per la musica con i tanti allievi che gli facevano visita. Una passione che ha lasciato in eredità al secondogenito Antonio.

Schivo ai riflettori, era raro che si esibisse in pubblico. L’ultima volta accadde nell’ottobre del 2012 presso la chiesa della Madonna della Libera, che si illuminò di immenso al suo cospetto: una breve e struggente esibizione dedicata ai suoi genitori, Gaetana e Antonio.  Note suadenti e magiche, le sue, che avevano il potere di entrare subito nel cuore dell’ascoltatore, di rapirlo. Anche lo spettatore più profano poteva coglierne di primo acchito lo straordinario talento forgiatosi nei primi anni Sessanta, in piazza San Tommaso, nei pressi del distributore di benzina. La parabola artistica di Gino nacque proprio nel chioschetto dove, tra un rifornimento e l’altro, era solito radunarsi con i suoi amici intimi ingannando il tempo attraverso le note. L’amore per la musica si sarebbe tradotto, di lì a poco, nella nascita del gruppo dei “Tomisti” (metà anni Sessanta), sodalizio musicale fatto di aquinati doc e capace di assurgere presto agli onori delle cronache. Memorabile la vittoria (medaglia d’oro, 1967) sul palco del teatro delle Fonti di Fiuggi, in occasione della rassegna d’arte regionale.

Anni  spensierati, irripetibili, quando bastavano le risate dei compagni e una chitarra a dare un senso alle giornate. Del Maestro esiste una cornucopia di aneddoti. Il più significativo, l’incontro con un certo Pino Daniele presso un noto centro musicale di Cassino. Il fatto risale agli anni Ottanta. Il cantautore napoletano entrò nell’esercizio commerciale e si imbattè per caso nel nostro Gino alle prese con il suo inseparabile strumento.  Sentendolo suonare, Pino Daniele non esitò a chiedere al titolare del negozio chi fosse quel tizio seduto a pochi metri da lui. Il musicista partenopeo fu subito colpito dalla maestria di Gino cui chiese in seguito se avesse voglia di collaborare con lui. Gino non tradì alcuna emozione e, con il consueto garbo (uno dei suoi tratti distintivi insieme al sorriso), rifiutò. Aveva appena detto di no a un grande interprete della musica leggera italiana gettando alle ortiche una proposta professionale imperdibile. Ma lui era fatto così.

Libero Marino