Il nostro cammino tra le otto contrade protagoniste della seconda edizione del Palio termina a San Marco. La contrada deve il suo nome a una piccola chiesa dedicata a San Marco. Al suo posto oggi vi è una cappellina. Popoloso centro rurale, San Marco si estende fino ai confini con Piedimonte (località Ruscito), è confinante con la località Termini e ospita la “Weber”, efficiente industria cittadina ben visibile anche dall’autostrada del sole. La zona attraversa Ponte Fasano, Ponte di Ripa, via Valcatore (luogo che consentiva di “valicare”, passare cioè dalla bassura del lago alla pianura delle Valli) e contrada Selvotta.
Su quest’ultima (che deve l’origine del nome a una vecchia selva), a destra andando verso la Fiat, sorge il vecchio asilo, una volta anche seggio elettorale. A chiudere la contrada sono le Ravicelle (piccole cave di pietra) che confinano con via Scacchi (dal latino medioevale scaccum, bottino, furto). I colori del rione sono biancoazzurri, capocontrada è la giovane Giovanna Sacco, che ha preso il posto di Jenny D’Aguanno. Anche lei, al pari dei sui colleghi di contrada, ha espresso le sue sensazioni alla vigilia dei giochi:
“ Siamo giunti agli sgoccioli, spiega il punto di riferimento di San Marco, non vedo l’ora che arrivi il Palio. Dopo l’esperienza indimenticabile dello scorso anno culminata in un ottimo quarto posto, siamo pronti a misurarci alla pari con le contrade rivali. Sono davvero molto felice di rappresentare la mia contrada, prosegue, il ruolo che rivesto richiede molte responsabilità ma per la mia gente questo ed altro. Siamo un gruppo unito dove regnano armonia e serenità, ci sono tutti i presupposti per fare bene e lasciare un’impronta forte sulla seconda edizione di un evento di cui mi sono subito innamorata. E’ la festa di un intero popolo che si ritrova per rivivere certe tradizioni. Coltivare il ricordo è sempre molto importante. Siamo pronti a ripartire, conclude, dallo stesso entusiasmo dimostrato dai nostri bimbi domenica scorsa, il mini Palio mi ha regalato emozioni uniche”.
Libero Marino