Una vita difficile, in salita, macchiata da errori, violenze e soprusi. Ancora più tortuoso il cammino verso la redenzione, una delle parole iconiche del Santo Natale ormai alle porte. E’ il mondo dei detenuti, di chi all’interno di un carcere tenta lentamente di intravedere la fatidica luce fuori dal tunnel per nobilitare finalmente un’esistenza grigia e incolore. Nasce in questa direzione la recente iniziativa organizzata dai detenuti della prima sezione della Casa Circondariale di Cassino, protagonisti di un bellissimo presepe. Un’opera semplice, realizzata completamente a mano, che, a dispetto dei pochi materiali a disposizione, ha suscitato grossa ammirazione.
La realizzazione del presepe è l’esito di un progetto di trattamento convenzionato dal ministero della Giustizia. Un’ iniziativa che ha coinvolto tutti i detenuti, ognuno dei quali ha partecipato con mirabile dedizione alle fasi di progettazione e definizione, dietro la sapiente regia di Francesco Cocco (direttore dell’area educativa della struttura cassinate) e l’intero personale di Polizia penitenziaria diretto dalla comandante Grazia Azzoli.
Dietro la bella iniziativa c’è anche l’apprezzabile contributo della dottoressa Maria Rita Scappaticci, delegata alle Politiche Sociali del Comune di Aquino e affermata psicologa: “Un progetto che mi inorgoglisce, spiega l’aquinate, che ho sposato con determinazione insieme a una mia collega con la quale mi occupo dei “maltrattanti”. Il presepe è il simbolo per antonomasia di rinascita, e mi auguro che la solenne festività del Natale riesca in qualche misura a restituire un po’ di serenità ai detenuti e a tutte le loro famiglie”.