Il messaggio che mai avresti voluto ricevere. Dall’altra parte del telefono una voce flebile, rotta dall’emozione: “E’ morto Libero Capraro”. La tristissima notizia mi giunge dopo pranzo, in un giovedì Santo mite e primaverile. Un colpo al cuore improvviso che mi manda al tappeto, uno schiaffo inaspettato quanto doloroso che mi rende impietrito e impotente. No, non ci posso credere, un pezzo della mia città che se ne va così, senza preavviso, tradito dal suo cuore grande. Un ragazzo generoso e altruista, sempre incline alla battuta, dotato di una simpatia contagiosa e fuori dal comune, capace di coniare innumerevoli soprannomi in virtù del suo innato talento. Un personaggio unico, le cui gesta hanno valicato i confini cittadini, col quale siamo un po’ tutti cresciuti all’ombra dei platani secolari che dominano la nostra piazza San Tommaso.
Quanti aneddoti mi legano a lui. Dagli inizi dei mitici anni Ottanta, quando le giornate della nostra infanzia erano scandite dalle interminabili partite a “testaregl” (chi c’era sa…) che andavano di scena sulle panchine di marmo della vecchia piazza, dove il nostro Libero si cimentava con certosina precisione. Per non parlare delle bustine delle indimenticabili figurine Panini, di cui era un collezionista geloso a oltranza; come poi non ricordare le chirurgiche e potenti conclusioni da distanza siderale che facevano tremare i legni del nostro campo sportivo, teatro di tante battaglie calcistiche ?
Ci mancheranno maledettamente quel suo sorriso quasi sempre stampato sul volto, quella sigaretta perennemente accesa tra le labbra cui seguivano, inevitabili, i mille caffè quotidiani, che rappresentavano la cifra del suo umile ma dignitoso quotidiano. E poi quel caratteristico incedere per le vie del nostro paese con l’immancabile busta di asparagi (ah, quanti ne avresti raccolti adesso…) che, geloso e orgoglioso, mostravi ai passanti. E poi i tantissimi momenti conviviali vissuti insieme tra amarcord conditi dalla tua smisurata e composta ironia, mai offensiva o fuori le righe. Guai, poi, se ti toccavano i tuoi colori del cuore: Aquino e la Juventus.
Tra qualche giorno avresti spento la candelina numero 53, e avremmo festeggiato, come sempre, a modo nostro. Il destino, purtroppo, è stato più veloce. Ti sei congedato in silenzio, in punta di piedi, senza la possibilità, ironia della sorte, di renderti un ultimo saluto. Lo faremo prossimamente, ma non sarà la stessa cosa. Così come non sarà più la stessa la nostra vita senza te. Già ci manchi. Ciao Libero, riposa in pace.
Libero Marino