Ricevuto e pubblicato per conto del Cons. d’opposizione Emanuele Tomassi
Chiederò scusa al nostro Santo Patrono se, per necessità, non ritengo di dover prendere posizione sul “vilipendio” ordito alle “sacre mura del borgo”, all’orgoglio degli Aquinati che ostentano con vanto quel luogo all’amico forestiero che chiede di voler visitare “le cose belle” di Aquino.
Né, del pari, voglio preoccuparmi – del pur serio e rilevante argomento – di quale fine abbiano fatto “i pannelli della mostra permanente” dedicati alla vita dell’Aquinate (soprattutto perché, almeno così pare, è certo che gli stessi abbiano trovato definitivo ricovero in maleodoranti postriboli).
Tutto ciò è rilevante, importante, ma “non è necessario”!
Necessario, invece, è misurare l’impatto e, per certi versi, l’effetto che la predetta iniziativa ha suscitato e susciterà sulle menti dei nostri figli e del pericolo, spero scampato, che siffatte manifestazioni si fossero potute ripetere insinuandosi definitivamente nel patrimonio culturale e nella tradizione ponendosi, così, quale fondamento educativo per le future generazioni.
Per “fiducia istituzionale”, infatti, se mi avessero chiesto (a me che sono ingenuo per tendenza, ma non per riflessione) cosa ne pensassi genericamente di una festa organizzata “per le vie del borgo”, sicuramente avrei risposto positivamente.
Il citato senso di “fiducia istituzionale”, anzi, mi avrebbe indotto ad acconsentire per la partecipazione anche delle figlie (se non fosse che le stesse, di propria iniziativa, avessero già ritenuto – meno ingenuamente di me – di sottrarsi a quell’iniziativa).
Sindacate le ragioni della declinata partecipazione, e con poca importanza, notavo che le argomentazioni (di disinteresse alla partecipazione) avevano a che fare con “lo spavento” e con “l’eccessività” collegata all’evento.
Le raccapriccianti immagini da più parti pubblicate (lodevolmente anche con finalità educativa e riflessiva) hanno indotto, però, a ri-considerare la mia iniziale apertura verso una “manifestazione sicura” collocandola, invece, tra i “pericoli scampati”.
Amministratori incapaci ed insolenti, infantili e capricciosi, eravate a conoscenza di quell’eccesso, di quell’esagerazione!? Avete previsto le conseguenze del vostro operare?!
Il buon senso (quello comune), prima ancora della letteratura, infatti, insegna che gli effetti più perniciosi e devastanti sulle “menti in formazione” non sono tanto quelli percepiti come tali (il brutto è brutto e non desta pericolo), quanto piuttosto quelli provenienti da messaggi positivi (cioè la festa) associati ad immagini e rappresentazioni negative (le aberranti mostruosità, eccessive e volgari, solo in seguito conosciute). Quelle “menti duttili”, infatti, potrebbero “accostare” con il tempo – ed anche inconsapevolmente – la positività dell’iniziativa (la festa) con la negatività della rappresentazione (l’esagerazione) accogliendola, purtroppo, intellettivamente come vera, dominante ed in seguito come “formativa” e condizionante.
Quello che è accaduto, allora, è fatto grave, non tanto e non solo perché si è vilipesa la “sacra dimora del borgo” quanto piuttosto perché, quell’orrenda iniziativa (esagerata all’evidenza), disconosce, contraddice ed azzera le fondamenta stessa della “pedagogia dell’Aquinate” che, certo, non avrebbe permesso che la “propria dimora” divenisse “spelonca di mercanti” e, ad imitazione del Maestro, avrebbe “cacciato via” costoro considerandoli “manipolo di incapaci”.
Aquino, 4 novembre 2015
Viva l’Italia ed Onore ai Caduti
Emanuele Tomassi