Il nostro cammino nel cuore del Palio si esaurisce con le zone rurali. Dopo aver dato risalto, nei giorni scorsi, ai rioni più centrali, il nostro sguardo indugia sulle contrade più periferiche della città. San Pietro Vetere, Valli, Filetti e San Marco, a dispetto della loro collocazione geografica, non sono meno importanti delle altre. Un quadrilatero di terre intriso di storia e tradizione che, lungi dal sentirsi emarginato, si considera parte integrante del paese ed è pronto a battersi per l’agognato scettro. Che il Palio, del resto, abbia fatto breccia anche nelle zone più lontane dal centro lo dimostra l’entusiasmo di questi ultimi giorni dove, tra feste e banchetti, molti hanno brindato alla prima edizione della manifestazione. Qualcuno all’inizio aveva persino dubitato che le contrade di campagna sarebbero riuscite a formare le rispettive squadre. Il loro numero era esiguo, si diceva e pensava, ma i contradaioli hanno fatto quadrato iscrivendosi regolarmente al Palio. Compagini compatte e volitive, dunque, animate dalla voglia di lasciare una traccia importante in un evento inedito che tiene banco da ormai due mesi. La scarsità del materiale a nostra disposizione (preziosi i testi del maestro Sergio Macioce e Monsignor Bonanni) non ci consente di delineare un quadro circostanziato dei quattro rioni, perciò abbiamo deciso di condensarli in un tutt’uno, suddividendoli per paragrafi.
Filetti (L’ Filett) – L’origine del termine è da ricondurre a una base latina: “filecta”, un territorio ricco di felci. La zona, come le Valli, è vasta e si estende da “Castelluccio” fino ad arrivare a Filetti superiore. Avvolta da un alone di mistero l’origine di Castelluccio. Sul posto non vi sono tracce di castelli. Il nome allude verosimilmente a un piccolo villaggio o a un mucchio di pietre. La contrada lambisce i confini della vicina “Volla” e tocca un segmento del campo d’aviazione. Più giù, ai confini con il territorio di Piedimonte, è situato lo stabilimento “Ercolina”, linfa importante per tanti aquinati. La zona è stata oggetto – recentemente – di lavori del manto stradale. I numerosi cavalcavia autostradali presentano un nuovo look e sono uno dei tratti tipici della contrada. I suoi colori sono giallorossi, il capocontrada è Vincenzo Del Duca.
San Marco (Sant March) – La contrada deve il suo nome a una piccola chiesa dedicata a San Marco. Al suo posto oggi vi è una cappellina. Popoloso centro rurale, San Marco si estende fino ai confini con Piedimonte (località Ruscito), è confinante con la località Termini e ospita la “Weber”, efficiente industria cittadina ben visibile anche dall’autostrada del sole. La zona attraversa Ponte Fasano, il già menzionato Ponte di Ripa, via Valcatore (luogo che consentiva di “valicare”, passare cioè dalla bassura del lago alla pianura delle Valli) e contrada Selvotta. Su quest’ultima (che deve l’origine del nome a una vecchia selva), a destra andando verso la Fiat, sorge il vecchio asilo, una volta anche seggio elettorale. A chiudere la contrada sono le Ravicelle (piccole cave di pietra) che confinano con via Scacchi (dal latino medioevale scaccum, bottino, furto). I colori del rione sono biancoazzurri, capocontrada è la giovane Jenny D’Aguanno.
Libero Marino