Nei miei articoli mi sono sempre occupato di amministrazione – anche dai banchi dell’opposizione dove siedo da dieci anni.
La gavetta è stata lunga ma sino a quando il popolo non deciderà di collocarmi altrove sono e rimango consigliere di opposizione.
Ringrazio chi, finalmente, ha riconosciuto la mia posizione ma – mi preme dirlo – quella di consigliere di opposizione è questione di “rappresentatività popolare” ovverosia è il popolo – unitamente ad un sistema elettivo – che decide chi è rappresentante di opposizione e a chi, invece, è demandata la rappresentatività di maggioranza.
Ritengo, pertanto, superfluo attendere la mia investitura di candidato a sindaco per poter interloquire di amministrazione con un mio pari – ovverosia – uno che per rappresentatività popolare è collocato tra gli stessi banchi dell’opposizione.
Se allora, con il lessico cavalleresco impropriamente utilizzato, debbo essere “affrontato”, preferisco che lo si faccia ora – ritenendo improprio attendere le rispettive candidature a sindaco e qualora ci dovessero essere.
Vorrei parlare, però, di politica locale a trecentosessanta gradi senza timore e, soprattutto, senza suscitare “alcuna paura” ma con la consapevolezza che, questa volta, con la cordialità di sempre, “non ci saranno sconti per nessuno”.
Cinque anni sono bastati a comprendere che non esiste il “nemico politico” e , in fondo, nemmeno l’avversario.
Quel che conta è, invece, dirigere la propria azione politica verso il “bene comune”, l’interesse concreto dei cittadini, la soluzione concreta per la gente che, oggi come mai, è afflitta da una endemica congiuntura economica che poco spazio lascia a spurie contrapposizioni, a dispute demagogiche e ad ostruzionismi sterili e dannosi personalismi.
Chi entra in politica oggi – sia esso candidato a sindaco sia consigliere – deve essere consapevole che non ci sarà più tempo per scrivere né tabelloni né articoli di colata ma il tempo e le risorse dovranno essere utilizzate incessantemente per la risoluzione delle “afflizioni popolari” oggi, più che mai, dilaganti ed ovunque presenti.
Il popolo, infatti, è sempre più vessato e depauperato con la presenza di “frange rumorose d’indigenti” insieme alle “nuove povertà” di coloro che, con molta discrezione e senza chiedere, attendono che “qualcuno” diriga loro lo sguardo senza, con ciò, rapirne l’orgoglio e la dignità .
Aquino, 27 nov. 2012 Emanuele Tomassi