Era la metà del IV secolo a. C. quando la media valle del Liri diviene terra di conquista da una lato da parte dei Romani, dall’altro da parte dei Sanniti, che è poi il motivo dello scontro fra le due “potenze” passato alla storia con il nome di guerre sannitiche. A quel tempo, Aquinum doveva già costituire una entità ben precisa se Roma, avendo utilizzato parte del suo territorio per ospitare la colonia di Interamna Lirenas, l’avrebbe ricompensata con la sottoscrizione di un foedus nel contesto di maggiore libertà, tra cui il diritto di battere un particolare tipo di moneta comune a quelle di altre città della Campania settentrionale la qualcosa ha fatto supporre una sorta di lega commerciale con funzione di “cuscinetto” tra il Sannio e Roma.

È dunque da questo momento che l’origine della storia di Aquinum viene di fatto “ufficializzata”. Ciò non toglie, tuttavia, che testimonianze anteriori dimostrino che l’area dove sorgeva la città romana era frequentata per motivi cultuali già alla fine dell’VIII secolo a.C. anche se è incerto a quale popolazione antica debbano essere riferiti i più antichi reperti rinvenuti: tra le ipotesi di cui si discute ci sono gli Aurunci e i Sidicini; è, invece, certo che, con l’arrivo dei Volsci e il consolidamento del loro dominio nella regione, Aquinum divenne un centro molto importante .

Questo, e, naturalmente, altro ancora, è ciò che ha detto il prof. Angelo Nicosia, direttore del Museo della Città, parlando dell’origine di “Aquinum, la grande Aquino del tempo di Roma” nel secondo incontro promosso dall’associazione “La Torre” finalizzato a compiere un percorso culturale sulle radici e sulla storia di Aquino.

Nell’intervento di apertura, il dott. Costantino Jadecola, ha, tra l’altro, stigmatizzato il comportamento delle autorità responsabili che a suo tempo consentirono che il tracciato dell’autostrada tagliasse nel bel mezzo l’anfiteatro di Aquinum o che l’area sovrastante una delle necropoli della città fosse destinata ad area di servizio (Casilina est), la stessa necropoli che sei anni or sono ha restituito il famoso letto funerario in osso tuttora ignoto alle popolazioni locali perché pare che per esso non sia stata trovata “in loco” una consona struttura degna di poterlo ospitare nonostante la presenza in Aquino di una struttura museale di tutto rispetto.

“Ma forse il motivo è stato un altro”, ha detto Jadecola. “Si è voluto evidentemente evitare che i riscontri dell’evento finissero col beneficiare Aquino. E non altri. Come, ad esempio, chi è fortemente convinto che Aquinum ormai non si traduca più Aquino.”

L’evento si è concluso con un commosso ricordo del prof. Vincenzo Mattia

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