DAL COMITATO “10 FEBBRAIO ” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:  Il 10 di Febbraio si celebrerà in Italia, come accade da 5 anni, la giornata per ricordare le foibe e l’esodo della popolazione giuliano – dalmata dalle loro case nelle terre concesse alla jugoslavia in seguito alla seconda guerra mondiale. E’ errato chiamarla “Giornata del Ricordo”, si dovrebbe chiamare “Giornata della Conoscenza”. Un sondaggio commissionato nel 2009 dall’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia   ci offre un quadro deprimente: il 62,3% della popolazione non sa cosa siano le foibe (tra risposte errate e totale non conoscenza); in merito all’esodo degli italiani da quelle terre il dato è ancora più drammatico.. l’84,4% non sa di cosa si stia parlando. Mi viene da pensare che tranne coloro che hanno avuto esperienza familiare in quel senso ben pochi “fortunati” sanno di cosa si stia parlando. Non è uno scandalo che questo accada nel paese in cui si legge meno in europa, se non leggi difficilmente puoi conoscere… e non mi scandalizzo nemmeno del fatto che nemmeno i nostri padri hanno preparazione in proposito. Eppure i numeri fanno impressione, centinaia di migliaia di italiani furono cacciati dalle loro case, migliaia di persone (dai 10.000 ai 20.000 italiani, il numero è approssimativo) infoibate. E’ giusto dire però prima cosa sono queste foibe e cosa è stato questo esodo. Molto semplicemente il parlamento italiano, su pressioni esterne, all’indomani della fine della guerra votò la cessione di terre italiane (Pola, Istria, Dalmazia,Carnaro, Pirano, l’intera Venezia Giulia, Fiume) in favore del regime comunista di Tito che promosse dal 43 al 54 la nazionalizzazione forzata nei confronti della popolazione italiana presente in quei posti. Un’antica vulgata storica vedrebbe in questo il risarcimento dato a Tito per l’ingiusta occupazione di quei territori da parte del regime fascista. Una falsità raccontata per 60 anni! Quelle terre erano italiane… furono rivendicate dal regno dei serbi, croati e sloveni ad inizi 900 allorchè si venne delineando questo nascente regno. Dal 47,  (una volta sancita la nuova appartenenza alla jugoslavia – Tito col consenso del komintern, organismo decisionale supremo del partito comunista internazionale il cui segretario era Togliatti), 270.000 italiani furono cacciati dalle loro case (sono coloro che non accettarono il regime di Tito che li voleva nazionalizzare) e per loro iniziò il cosiddetto esodo… una pagina umiliante della nostra storia perché una volta arrivati in Italia ebbero l’onta di essere rifiutati dalla loro stessa nazione, derisi, penalizzati. Gran parte di loro finirono in campi profughi in Italia! Il governo non sapeva come risolvere la questione ed ogni Comune italiano si organizzò alla meglio. Costoro non  ebbero  alcun  risarcimento,  non  ebbero  una  casa, non gli è stata riconosciuta dignità fino al 2004 quando fu fatta questa benedetta “giornata del ricordo”. Andò peggio a chi si rifiutò di lasciare casa, a chi voleva restare italiano in jugoslavia, a chi si oppose al bravo Tito: furono infoibati.

Le foibe sono delle fosse carsiche naturali molto profonde dove il regime titino, vi gettò decine di migliaia di italiani… la procedura era semplicissima, veniva legato un italiano dopo l’altro in fila indiana (anche partigiani antititini di origine slava), poi si spingeva il primo ed in pochi minuti ci si liberava del peso di queste persone.

Ci sono voluti 60 anni per ricordare queste 300.000 persone. La domanda sorge spontanea. Come è stato possibile? Non c’è una risposta razionale perché in Italia c’è una giornata per tutto… e sinceramente non mi va di dare risposte scontate perché posso urtare sensibilità contrapposte. Ma il problema è proprio questo… perché per 60 anni non si è voluto parlarne? I libri di scuola fino a qualche anno fa non ne facevano nemmeno accenno… 300.000 italiani.. eppure c’era una libristica enorme di riferimento. Non è nemmeno un caso che tali temi siano diventati di pubblico ed ampio dominio solo quando è caduto il muro di berlino, quando si è disciolta la grande madre russia, quando vennero meno i silenzi voluti da sistemi che controllavano ampiamente (anche in Italia) la cultura dei popoli.

Perché i grandi “lumi” del giornalismo italiano per 60 anni non hanno mai parlato di questo dramma? Forse perché (loro ex fascisti davvero) non ritennero mai doveroso fare accenno ad un dramma.

Perché Biagi, Fo, Luzi, Bocca, Sartori, fascisti nel fascismo e comunisti in democrazia che ci hanno fatto lezioni di libertà, non hanno mai scritto di questo?

Eppure durante il fascismo alcuni di loro scrivevano su “il primato”, sul “ventuno domani”, su “l’architrave”… parlavano di tutto… anche di superiorità della razza ariana…

Perché quando un giorno, dopo la liberazione, scrivevano su “l’unità” non si sono mai ricordati della tragedia di questi esuli?

Sono domande scontate in un paese normale ma è anche ovvio che queste persone,  passate dall’ammirazione  per  la  razza  ariana  all’elogio  per  le brigate rosse (manifesto calabresi), in un paese normale non gli sarebbe stato concesso il salto della quaglia, non gli sarebbe stato concesso lo spazio che hanno avuto e che hanno… e così 300.000 italiani sono stati dimenticati per essere rimasti italiani e son finiti nei campi profughi… gli intellettuali “redenti” e ripuliti nel lavacro dell’incoerenza (son passati dalla camicia nera a quella bianco-rosa) sono divenuti i campioni della libertà.

Un messaggio ai ragazzi: perché a scuola non chiedi alla tua professoressa sessantottina cosa fu l’esodo? Evitalo, se vuoi preservare il tuo bel voto a storia; Ma se sei una persona coi controcoglioni richiediglielo fin quando anche lei avrà il coraggio di una cosa normale fino ad oggi tabù: raccontare tutta la storia, non una parte… avrai reso un favore ai tuoi amici di classe, avrai reso un favore alla dignità della storia, avrai reso onore alla memoria di 300.000 italiani.

E finalmente qualcuno in più saprà che anche queste persone hanno avuto una vita, sorrisi, lacrime, una famiglia, una nazione nel cuore, una coerenza che appartiene solo alle persone vere, una coerenza verde come la speranza, bianca come la loro anima, rossa come il sangue che hanno versato per rimanere semplicemente sé stessi… verde-bianco-rossa come la nostra bandiera, come i colori di chi ama la patria, di chi rifiuta di essere solo il paese di “pizza, mandulino, spaghetti, mafia”. 300.000 volte presente ai patrioti delle terre “dimenticate”, gli italiani (non gli italioti) non vi dimenticheranno mai.

IO NON SCORDO I MIEI FRATELLI

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