Dopo aver tentato per due anni e mezzo una ostinata per quanto improbabile difesa della propria esistenza, ricorrendo a trucchi e artifici contabili di ogni tipo, finalmente la maggioranza guidata dal Sindaco Grincia ha buttato la spugna e ha dichiarato il dissesto finanziario del Comune di Aquino. Si tratta di un risultato che segna il fallimento dell’intera classe dirigente a lui devota, che ha assistito, con colpevole indolenza, con incoscienza e con totale incapacità, al progressivo avvicinarsi di un disastro annunciato. Lo stesso Delegato al bilancio, sin dai primi atti contabili di questa consiliatura, e poi anche in seguito, ha illustrato al resto di una apatica e sonnolenta maggioranza l’allarmante stato delle casse comunali, cercando di smarcarsi da una responsabilità che egli ha attribuito, senza mezzi termini, alla miopia del Sindaco e dei suoi collaboratori, colpevoli di aver progressivamente dilapidato, anno dopo anno, un avanzo di bilancio di circa 600.000 euro, senza provvedere a mettere in atto una significativa inversione di tendenza.
Di fronte a questa realtà, la replica di Grincia è stata sconcertante, scaricando ogni responsabilità su chi, a suo parere, non l’aveva avvertito di un trand di spesa che ben presto avrebbe determinato una situazione debitoria insostenibile. In realtà, sarebbe bastato che avesse letto, e saputo intendere e valutare, come ogni amministratore dovrebbe fare, le periodiche e puntuali relazioni dei revisori dei conti, per acquisire la necessaria consapevolezza della situazione contabile del Comune e per tentare di porvi rimedio. Ed invece, ha fatto come lo struzzo, ha sempre messo la testa sotto la sabbia, rifiutandosi pervicacemente di prendere conoscenza della realtà, irritandosi con tutti coloro che hanno svolto il compito di revisione, con i vari segretari, con la ragioneria e con la stessa Corte dei conti che doverosamente gli documentavano l’esistenza di irregolarità, della inattendibilità delle entrate, della inosservanza delle regole del buon governo, e lo sollecitavano ad approntare adeguati interventi correttivi. La realtà è che Grincia non ha mai avuto l’umiltà di ascoltare nessuno, né i suggerimenti che venivano da un’opposizione competente e puntuale, né le raccomandazioni contenute nei Pareri delle varie figure di garanzia della legalità, ritenendo un attentato di lesa maestà qualsiasi rilievo critico rivolto alla sua gestione. Ed è precisamente dalla sua ostinazione e dalla sua incompetenza che si è originato un fallimento che è finanziario, ma che è anche e innanzitutto politico; un fallimento che esige una piena e totale assunzione di responsabilità di fronte ad una collettività che sarà chiamata a pagare, di tasca propria, gli errori e le gravi inadempienze della maggioranza. Questa assunzione di responsabilità comporta l’adozione di un inequivocabile atto: quello delle dimissioni e della conseguente riconsegna ai cittadini della loro sovranità.