Nel festival di Sanremo del 1997 i “Pitura freska” si chiedevano se sarebbe stato vero dopo Miss Italia avere un papa nero, oggi non abbiamo ancora un papa nero, ma per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un afroamericano viene eletto presidente, è una svolta talmente epocale che a molti torna in mente il sogno drammaticamente interrotto di John e Robert Kennedy.
Barack Obama rappresenta il nuovo sogno americano, quello che dovrà battersi contro l’incubo della recessione in atto che sta facendo tremare il mondo intero.
Il “Kennedy nero”, come è stato ribattezzato, dovrà dare al suo popolo “L’audacia della speranza” (è il titolo di un suo libro pubblicato nel 2007 nel quale Obama si racconta).
Cos’ha di speciale Obama? Innanzitutto rappresenta a pieno la realizzazione del sogno americano, lui, figlio di uno studente keniano e di una studentessa del Kansas, diventa presidente, è una persona che si è costruita da sola, è lì grazie alle sue capacità e non perché è figlio o nipote di qualche politico (come spesso avviene, ahimè, sia negli Stati Uniti che in Italia); è una persona che non divide ma unisce, la sua mentalità è quella di coinvolgere anche i repubblicani, suoi “avversari” politici, nella macchina amministrativa.
Va enormemente apprezzato anche Mc Cain che, nel suo discorso a spoglio non ancora ultimato, ha fatto i complimenti a Obama definendolo “il MIO Presidente” zittendo quanti fischiavano tra il pubblico al semplice sentire il nome di Obama e mettendosi a disposizione per una futura collaborazione.
Questa bella lezione americana ci insegna che, finito lo scontro della campagna elettorale, bisogna mettere un punto e, ogn’uno nel rispetto del proprio ruolo, collaborare per il bene del paese. Quello che non abbiamo ancora imparato in Italia, sia a livello nazionale che locale, è che in Politica è importante il confronto e non lo scontro.
Mi piacerebbe che anche nel nostro paese, Aquino, si possa insediare questo spirito collaborativo, che finisse questa eterna contrapposizione stile guelfi e ghibellini, che si smettesse di fare politica alla Don Camillo e Peppone, perché la politica aquinate si è ridotta ad una farsa, a delle rappresentazioni tragicomiche da parte di tutti gli schieramenti in campo e invito i cittadini ad essere più partecipi alla vita politica e sociale di Aquino, perché è facile criticare ma è difficile fare.